OKTAY RIFAT La Nuvola
Cardak è il paese del nostro Makal Fischino le orecchie al sig. Prefetto Tira il martini Recep di Debre Gemano terra e cielo
Quando giunse alla meta la nuvola Gli occhi come ciotola La bocca schiumosa La coda all'etere Ordita con fili e fili di brezza Andò dicendo il mio destino è qui Gettò uno sguardo sulla pianura Un capo della pianura è Kochisar Un capo è Konya Al di qua il Lago Salato il Monte Hasan Masse masse di villaggi kurdi e tartari Karagandere Acipinar Cardak Poi immensamente arida Immensamente gialla Terra terra terra Case di terra tetti di terra Uomini dalle sembianze di terra Però la nuvola è gravida da capo a piedi Se la toccassi pioverebbe a dirotto Spunta un'erba nella pianura di Aksaray detta giagik A doppia foglia sopra uno stelo Un pò più grande del trifoglio Un pò più piccola del crescione Alla lingua si rivela piccante Quando vien estate i cotadini di là Nè carne nè frumento Si affidano al giagik Forza al giagik Abbondanza al giagik Ecco un'erba di queste Guardò e riguardò la nuvola Afferrato il saz sentiamo che disse? Che rispose la nuvola? Noi che dicemmo? Che ascoltò la nostra comunità? Sono un'erba debole in Karagandere Non ho nè risorse ne carne de metter sotto i denti Mi son nutrita di me per la sete Sgravati nuvola non è tempo di vezzi. Il sole ha bruciato il vento soffiato seccato Ha disperso sul Monte Hasan la mia foglia Il contadino disperato ha cucinato il giagik Sgravati nuvola non è tempo di vezzi. Prese la nuvola: Io scià delle nuvole, che percorre le sommità, che percepisce I'inganno dei venti e passa ogni tanto da queste parti, e se ne degna, io sono una... una... una... nuvola. Tu, come ti permetti senza neanche misurarti, di trattenermi con il saz e le parole? Fra di noi vi sono erbe più grandi di te, alberi, uomini, pali telegrafici, torri e monti. Se desideri qualcosa tu lo chiedersi ad un'erba più grande di te, l'erba più grande di te all'albero, l'albero all'uomo, l'uomo al palo del telegrafo, il palo del telegrafo alla torre e la torre lo dirà alla montagna. La montagna se vuole lo dirà a me, se non vuole lascerà perdere. Sono affari suoi. Tale modalità di richiesta non è conforme alla regola, disse e tagliò corto. Languida languida passa una nuvola sulla pianura Va lenta lenta verso il nord Forse cozzerà contro il Monte Hasan dissi E sbieca sbieca si rovescerà sui campi Si rovescerà dici? Nell'attesa che cada Chi muore chi resta Ecco sorella Esma che si mostra A cenci e brandelli Un piede calza im mest L'altro è scalzo Quali buone donna Esma Quali buone sorella Esma Sorella Esma è pena da capo a piedi Da capo a piedi sofferenza Prese sorella Esma: Di grazia nuvola mia cara nuvola Ti sia schiava ti sia cane nuvola Non un grano si muove nella terra Ogni speranza posa nella pioggia Forza pascià mio piovi Forza rosa mia piovi Rovesciati su tua sorella Esma Ho preso una veste allegra Al mio cuore Fadime Per sette soldi tondi tondi E' rimasta nella bisaccia la veste Non si saziò d'indossarla Donna Esma è sofferente Donna Esma è povera Rovesciati hei nuvola mia rovesciati Rovesciati che i grani s'allunghino verdi verdi Non posa che in te tutta la speranza Donna Esma perciò non ride Di grazia nuvola mia cara nuvola Ti sia schiava ti sia cane nuvola Rovesciati su tua sorella Esma Le parole ebbero fine Cane mulo bue gregge cammello Vedendo la nuvola nella pianura di Aksaray Presero a muggire in coro E' nuvola questa Nuvola da pioggia Il pane è nelle fauci del leone Non è facile mangiare il pane Nella pianura di Aksaray E veniamo ora alla nostra arrogante nuvola. Non si cura nè delle parole nè delle suppliche. Piglia e, dolce dolce se ne va. Arrivi appena a contare sino a due, una volta scivolata sul fianco del Monte Hasan resti con un pugno di mosche. Dei villagi di Aksaray v'è un giovanotto chiamato Recep. Ma un giovanotto in gamba. Di quelli che se strizzano un sasso vi estraggono l'acqua. E così questo Recep presa di mira la nuvola pensa, hei cosa potrei per farla ragionare? La nuvola è in procinto di sormontare il Monte Hasan. Recep, visto che non c'è niente da fare, afferra il martini, è quello che si merita dice, e tira il grilletto. La nuvola si scuote una volta, due volte, non riesce a trattenere l'acqua che porta con sè e, sulla pianura di Aksaray si sgrava a dirotto. Dicono che nella pianura di Aksaray sia piovuto quaranta giorni e quaranta notti. Traduzione di Grazia Arsan Titolo originale: "Bulut"; (estratto da filogia italiana, Anno VII, n.8, Ankara, 1975) Martini. N.p. ital. Fucile ad un colpo Giagik, orig. "Cacik": in Anatolia disparate verdure a piccola foglia o anche acetosella. Saz: Sorta di mandolino prettamente Turco. Strumento musicale in genere. Mest: calzatura in pelle morbida sulla quale si calzano le galoscie.